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Seminario spedizione geologica a Capoverde
Il giorno 6 dicembre si è tenuto, presso la sala conferenze dell’INGV a Roma, un seminario sulla spedizione geologica organizzata dalla nostra Associazione all’isola vulcanica di Santiago nell’Arcipelago di Capoverde, sulle orme di Darwin. La spedizione, che si è articolata in due missioni tra il 2008 e il 2009, era coordinata dai nostri Soci Prof. Giorgio Pasquarè per la parte scientifica e dal Dott. Guido Chiesura per la parte storica e logistica.
La conferenza, tenuta da Chiesura, ha informato i ricercatori dell’INGV (uno degli sponsor, insieme al Comune di Milano, la Soc. S. Pellegrino e la Soc. Soil) sui risultati emersi dall’esplorazione in loco, che ha riletto alla luce delle attuali conoscenze scientifiche nel campo della vulcanologia, le risultanze dell’esplorazione condotta dal giovane Charles Darwin nel mese di gennaio 1832, nel corso della sosta a Santiago come prima tappa del viaggio sul brigantino Beagle nell’emisfero meridionale (1832-1835).
E’ chiaramente emersa la genialità di Darwin, e si è potuto disegnare uno schizzo geologico attuale sulla base delle stesse unità litologiche individuate dal naturalista inglese.
La sostanziale sovrapponibilità dei riconoscimenti litologici di Darwin alle unità della geologia moderna non annulla le pur evidenti incertezze interpretative del giovane geologo, soprattutto nell’individuazione di alcuni centri eruttivi; ciò si spiega da un lato con la scarsa penetrazione del nostro nel territorio, e d’altro lato con i condizionamenti - ancora presenti in Darwin ai tempi di Santiago - dovuti al patrimonio scientifico della nascente geologia che non è ancora una scienza “laica”, cioè svincolata da una interpretazione letterale della Bibbia.
Il breve dibattito che ha fatto seguito alla conferenza, data l’alta competenza specifica dei presenti, ha messo in evidenza l’interesse scientifico della dinamica dell’hot spot dell’arcipelago che comprende l’isola di Fogo con attività vulcanica in atto.
La conferenza è stata seguita con interesse dai ricercatori dell’INGV, ed è stata diffusa in streaming alle varie sedi italiane dell’Istituto
(Prof. Giorgio Pasquare)
Milano, 12 Dicembre 2009
L’arcipelago di Capo Verde è situato nell’Oceano Atlantico ad una distanza tra 600 ed 800 Km dalla costa del Senegal e rappresenta i prodotti vulcanici emergenti di un hot-spot di età cenozoica e collocati al disopra del Capo Verde Rise, un vasto rialzo della crosta oceanica giurassico-cretacea.
L’isola di Santiago, visitata nel 1832 da Charles Darwin come prima tappa del viaggio del “Beagle”, appartiene al settore meridionale dell’arcipelago e presenta una superficie di circa 1.000 Km2.
Secondo Serralheiro e collaboratori, in un lavoro pubblicato nel 1976, l’isola possiede un substrato di età pre-Miocene medio composto prevalentemente da basaniti, limburgiti e ankaratriti messesi in posto in ambiente sottomarino e attraversate da fitti sistemi di dicchi di composizione analoga nonché trachitici e fonolitici. Su questo substrato, sempre secondo tali Autori, poggiano lave di composizione analoga riuniti in differenti unità stratigrafiche di età compresa tra il Miocene medio ed il Pleistocene inferiore. Queste unità sarebbero costituite da colate laviche di ambiente subaereo con facies sottomarine in posizione periferica e la maggiore di esse, la Formazione del Pico de Antonia, coprirebbe la maggior parte del territorio di Santiago. In realtà sotto questa denominazione si nasconde un numero tuttora imprecisato di centri vulcanici di cui il Pico de Antonia rappresenta il maggiore di essi e lungo il suo fianco meridionale si sono per l’appunto svolte le indagini geologiche di Darwin.
Diciamo subito che Darwin operò prevalentemente nei dintorni della città di Praia ma, scorgendo da lungi le alte e frastagliate cime del Pico, le considerò come la zona di provenienza delle grandi
colate basaltiche che occupavano gran parte delle falesie costiere intorno alla città. Per poter vedere più da vicino questo scenario egli si spinse oltre il villaggio di Santo Domingo dove osservò l’enorme depressione che si estende al piede orientale del Pico assimilandola ad un cratere di sollevamento con relativa caldera secondo il modello allora in voga e teorizzato dal barone Von Buch, che egli ebbe l’ardire di modificare sostenendo che la caldera sarebbe in realtà la depressione centrale (mai sollevatasi) di un sollevamento di forma annulare.
Durante la nostra missione abbiamo potuto constatare che la depressione corrisponde in realtà al collasso di settore di un grande vulcano composito comprendente anche le cime più alte del Pico de Antonia. Questo vulcano ha prodotto in una fase iniziale un grande scudo lavico basaltico su cui è cresciuto uno strato-cono i cui resti presentano alternanze di colate laviche e di depositi piroclastici di caduta, composti da ceneri molto ricche di litici e povere di materiali juvenili, probabilmente dovute a potenti eruzioni vulcaniane. A queste ultime possiamo probabilmente associare il collasso di settore che ha sventrato lo strato-cono portando a valle un volume di almeno 5 Km3 di materiali vulcanici. Al piede della superficie semicircolare di distacco i prodotti del collasso formano oggi un insieme disordinato di rilievi collinari costituiti da accumuli fortemente ricompattati di blocchi spigolosi nel settore prossimale e passanti a lahars molto eterogenei e colate fangose in posizione distale.
Ritornando alle zone meglio studiate da Darwin diciamo subito che le grandi superfici terrazzate da lui riconosciute al momento del primo contatto con l’isola corrispondono sia ad importanti fasi di erosione areale scolpite nel corpo del complesso basale durante il suo sollevamento dalle acque dell’oceano sia alla superficie piana di estesissime e fluide colate basaltiche discese dal Pico de Antonia durante la costruzione del suo scudo lavico.
Le superfici erosive mancano di qualsiasi tipo di deposito sedimentario ad eccezione di limitati cordoni alluvionali depositati localmente su di esse dopo che un meccanismo erosivo imprecisabile le aveva formate.
La più antica delle paleosuperfici erosive si è conservata ad una quota media di circa 150 metri grazie alla presenza di un sovrastante potente piastrone basaltico legato ad una fase eruttiva precoce dello scudo lavico del Pico de Antonia. La discesa in mare di queste grandi colate
basaltiche è responsabile del potente accumulo di brecce laviche a pillow mescolate a ialoclastiti che si eleva nei pressi della Città Vecchia di Praia fino ad una quota di 50 s.l.m. L’assetto tessiturale e morfologico di questo deposito permette di interpretarlo come un grande delta lavico, analogo a quelli più recenti e più estesi che descriveremo meglio di seguito.
Per giungere ad essi dobbiamo prima considerare che una grande fase erosiva smembrò il precedente piastrone lavico trasformandolo in un gruppo di colline tronco-coniche su cui si soffermò lungamente l’attenzione di Darwin. Il livello di questo nuovo spianamento erosivo possiede una quota di circa 50 metri inferiore a quella dello spianamento precedente e sulla sua superficie si estesero vastissimi campi lavici basaltici derivanti da una rinnovata attività dello scudo del Pico de Antonia, in parte alimentati da un grande allineamento di coni piroclastici scoriacei di direzione E-W nella porzione superiore dello scudo. Si costruì cosi un estesissimo piastrone lavico che iniziò leggermente inclinato con un gran numero di colate tabulari colonnari sovrapposte e giunse, ridotto in spessore e suborizzontale, fino all’attuale falesia costiera. Quivi si nota che il contatto tra le colate subaeree e l’antica linea di costa, seguiva più o meno fedelmente il perimetro attuale dell’isola ma ad una quota maggiore. La discesa in mare di queste antiche colate si manifestò attraverso una successione di brecce laviche sottomarine con tasche ialoclastitiche a pillow sparsi che rappresentavano delta lavici sorprendentemente simili a delta-conoidi di “tipo Gilbert”. La progradazione di questi delta lavici si manifestò con la costruzione di terrazze di accumulo lavico sottomarino costituito da foreset inclinati verso il mare di 20-30° ed il cui topset era rappresentato da bancate laviche subaeree, raffreddatesi immediatamente al disopra del livello di marea.
Ad est della moderna città di Praia, al piede di questi delta lavici ed in posizione di bottomset, troviamo il banco fossilifero calcarenitico di Darwin ampiamente citato nel precedente intervento, appoggiato direttamente sul complesso basale.
Per quanto riguarda la mobilità verticale dell’isola, su cui maggiormente si appuntò l’interesse di Darwin, possiamo oggi affermare che le maggiori evidenze sono rappresentate da importanti cambiamenti eustatici con formazione dei delta lavici e dei depositi di spiaggia durante i
periodi di stazionamento alto del mare e con più rari esempi di colate laviche messesi in posto in area costiera ma in ambiente subaereo durante periodi di stazionamento basso, colate oggi semisommerse dalle acque dell’oceano.
Ai periodi di stazionamento basso si accompagnò anche la sovraescavazione delle ampie e profonde vallate a fondo piatto che, nei periodi di stazionamento alto divennero sovralluvionate e solcate da meandri mentre i loro tratti terminali si trasformarono in larghi estuari, oggi disseccati e separati dal mare da amplissime baie sabbiose.
Negli anni ‘2000 un rinnovato interesse verso l’hot spot di Capo Verde ha prodotto diversi lavori che in parte hanno colmato la limitata bibliografia geologica preesistente. Tra essi citiamo un lavoro di Holm et al. (2008) in cui vengono presentate numerose datazioni radiometriche sull’isola di Santiago che propongono un marcato ringiovanimento delle età proposte da Serralheiro nonchè sostanziali modifiche nel quadro geologico proposto dallo stesso Autore. Tale lavoro è stato peraltro eseguito in seguito ad un campionamento basato sulla carta geologica allegata al lavoro di Serralheiro, riportata con grande evidenza e senza alcuna modifica malgrado le pesanti critiche mosse anche alla validità della carta stessa.
Un altro lavoro di Barker et al. (2009), a cui hanno partecipato anche Autori del lavoro precedente, sostiene inoltre che le lave sottomarine della Formazione Flamengos, ascritte da Sarralheiro al Miocene medio, avrebbero un’età di 3-5 Ma e costituirebbero la formazione geologica più diffusa di Santiago, affermazione non comprovata da reali osservazioni di terreno.
La nuova evoluzione temporale proposta dai lavori suddetti prevede che l’attività vulcanica subaerea sia pressochè interamente confinata al Pliocene superiore ed al Pleistocene.
Tutto ciò comporta grosse difficoltà nella comprensione dei meccanismi geomorfici che, in tale limitato intervallo cronologico, hanno prodotto l’asportazione erosiva di parte preponderante dei grandi vulcani subaerei dell’isola facendo loro perdere qualsiasi traccia delle loro originarie forme e trasformando un paesaggio vulcanico in un paesaggio alpestre. Per certo invece possiamo arguire che tale ipotesi avrebbe alimentato le tendenze catastrofiste che il giovane Darwin possedeva quando approdò a Santiago di Capoverde.
alle isole Santiago (Capoverde) e a Terçeira (Azzorre)
per la celebrazione del bicentenario della nascita diCharles Darwin (2009)
DAL 28 febbraio AL 10 marzo 2008
L’approssimarsi di un evento che sarà celebrato in tutto il mondo scientifico, e cioè il bicentenario nel 2009 della nascita di Charles Darwin (1809), che coincide con il centocinquantesimo anniversario della pubblicazione dell’Origine delle Specie(1859), ha indotto diverse Istituzioni scientifiche nazionali ed estere a preparare spedizioni scientifiche, ricerche storiche, esposizioni ed eventi degni della ricorrenza.
Per quanto riguarda l’Italia, le Università di Milano Bicocca, Bologna, Padova, Ferrara, Roma Tor Vergata, Siena e Firenze, con il Museo di Storia Naturale di Milano, hanno già effettuando un viaggio con l’imbarcazione “Adriatica” (di Patrizio Roversi ) lungo le tappe di Darwin sulle coste del Sudamerica, oltre alle Galapagos. L’Università di Pisa ha già promosso spedizioni scientifiche alle Galapagos, a Sant’Elena e Ascension. In tutti i casi gli organizzatori e i partecipanti sono prevalentemente storici della scienza, biologi ed evoluzionisti in generale.
Alla luce del fatto che Darwin è stato prima di tutto un geologo, e che sulla geologia è basata la sua formazione naturalistica, la Associazione Ardito Desio ha promosso una spedizione scientifica a Capoverde (precisamente nell’isola di Santiago prima tappa di Darwin e luogo della sua prima esperienza geologica) e all’isola di Terçeira nelle Azzorre, ultima tappa del suo viaggio.
I risultati della ricerca verranno pubblicati in riviste scientifiche e saranno oggetto di conferenze.
Scopi e obiettivi della missione.
A) Ricerca di carattere puramente scientifico:
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Effettuare ricerche geologiche sul campo :
a) Chimismo dei prodotti vulcanici,
b) Rapporti tra vulcanesimo ed evoluzione geologica delle isole,
c) Le isole di Santiago e di Terçeira nel contesto degli hot spot atlantici.
d) Rapporti tra evoluzione geologica delle isole e sedimentazione.
B) Ricerca in ambito di storia della geologia.
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Ricostruire gli itinerari di Darwin sulle isole interpretandone gli intendimenti ed i presupposti nell'ambito del pensiero scientifico del suo tempo e riproponendone il significato in un contesto moderno
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Verificare sul campo l'evoluzione del pensiero darwiniano sull'evoluzione ed il ruolo geologico dei vulcani confrontando il suo approccio a tale problematica all'inizio ed alla fine del suo viaggio attorno al mondo.
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Confrontare la perizia geologica di Darwin all’inizio del viaggio e alla fine, dopo 4 anni di esperienze.
Composizione della missione.
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Dott. Geologo Prof. Giorgio Pasquarè, Università Statale di Milano, socio onorario dell’Associazione Ardito Desio
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Dott. Geologo Guido Chiesura,
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Maria Emanuela Desio, Presidente dell’Associazione Ardito Desio
Dott. Geologo Guido Chiesura (Bergamo, 1935)
· Laurea in Scienze Geologiche a Milano nel 1958 con il Prof. Ardito Desio.
· Si occupa da anni della diffusione delle opere geologiche di Charles Darwin.
· Ha scritto un libro intitolato “Charles Darwin, Geologo” e ha tradotto per la prima volta in italiano le tre opere geologiche del naturalista inglese: Barriere coralline, Osservazioni geologiche sulle isole vulcaniche e Osservazioni geologiche sul Sud America (entrambi pubblicati da Hevelius, nel 2002 e nel 2004).
· Ha già effettuato una missione a Santiago di Capoverde, dove ha stabilito contatti con geologi locali.
Dott. Geologo Prof. Giorgio Pasquarè, Università Statale di Milano (Porto Recanati (Macerata) 1935)
- Laurea in Scienze Geologiche presso l'Università degli Studi di Milano nel 1958
- Libera Docenza in Geologia nel 1968
- Professore di ruolo ordinario di Geologia dal 1972 al 2005 presso l'Università degli Studi di Milano
- Autore e coordinatore di progetti di ricerca in Geologia stratigrafica, Geologia strutturale, Geologia Ambientale e Vulcanologia.
- Nel suo principale campo di ricerca, la Geologia dei Vulcani, ha svolto e organizzato numerosissimi progetti di ricerca in Italia, Grecia, Turchia, Iran, Estremo Oriente, Africa Orientale, Marocco, America Centrale, America Meridionale.
- Autore di 134 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali sulle tematiche indicate nei punti precedenti.
- Autore della Guida allo studio geotermico dei vulcani per conto di OLADE (Organizzazione latino-americana per l'energia).
- Per 12 anni presidente della Commissione di Cartografia Geologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
- Per 6 anni vice-presidente del "Settore Rischio Vulcanico" del Dipartimento della Protezione Civile.
- Membro del Comitato Scientifico della IAEA per la sorveglianza del rischio vulcanico delle centrali nucleari e coredattore della normativa internazionale per la costruzione e gestione di centrali nucleari in aree vulcaniche.
- Organizzatore e curatore del primo atlante geologico d'Italia, dal titolo "Mapping Geology in Italy" pubblicato per conto del Servizio Geologico d'Italia (Ministero dell'Ambiente) con la partecipazione di circa 200 docenti e ricercatori di numerose università italiane.
Attualmente dedicato a ricerche vulcanologiche di base nonché associate a rischi sanitari.
18 Marzo 2008
Da poco si è conclusa la missione scientifica e storica alle Isole Santiago (Capoverde) e a Terçeira (Azzorre)organizzata in vista della celebrazione del bicentenario della nascita di C. Darwin (2009), avente lo scopo di ripercorrere gli itinerari geologici della prima e dell’ultima tappa del viaggio intorno al mondo compiuto da Darwin tra il 1832 e il 1836.
Nell’isola di Santiago di Capoverde la missione ha riesaminato in dettaglio i motivi geologici e vulcanologici osservati da Darwin nonché le relative interpretazioni da lui compiute.
Nell’isola di Terçeira nell’Arcipelago delle Azzorre, oltre a ripercorrere l’itinerario darwiniano sono stati approfonditi alcuni aspetti controversi relativi alla eruzione avvenuta nell’isola nell’anno 1761 riguardanti la possibile prosecuzione in terraferma delle strutture tettoniche che hanno guidato l’eruzione sottomarina del 1998-2000 avvenuta al largo dell’estremità occidentale dell’isola.
Sono stati prelevati diversi campioni che verranno analizzati dal punto di vista chimico e radiometrico a conforto delle osservazioni fatte.
I risultati definitivi verranno poi pubblicati in apposite sedi scientifiche in occasione del bicentenario della nascita di Darwin nel 2009.
Hanno partecipato alla spedizione i geologici Prof. Giorgio Pasquarè, il dott. Guido Chiesura nonché la Signora Maria Emanuela Desio, Presidente dell’Associazione Ardito Desio.
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